SOLO UNA TERAPIA Dai CCCP all'Estinzione Massimo Zamboni - Angela Baraldi P & C Zamboni - Trambusti 2011
  1. Emilia Paranoica
  2. Da solo
  3. Quando se non ora
  4. Allarme
  5. Del Mondo
  6. Nove ore
  7. A ritroso
  8. Mi ami?
  9. Io sto bene
  10. Cupe vampe
  11. Annarella
  12. Curami
  13. M'importa 'na sega
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Massimo Zamboni: voce, chitarre
Angela Baraldi: voce
Gigi Cavalli Cocchi: batteria
Cristiano Roversi: stick, basso, programmazioni
Erik Montanari: chitarre

La prima volta che ho conosciuto Angela, era il 1984. Anno Orwelliano per eccellenza: la DDR stava rinforzando il Muro di Berlino, Cernenko succedeva ad Andropov alla guida dell'Impero Sovietico, io ero a Bologna con i CCCP a registare il nostro primo 45 giri, Ortodossia. Angela era in studio, amica di amici. Due parole, un paio di sguardi. Orecchie attente.

La seconda volta era venticinque anni dopo. 2009: il Muro caduto da venti anni, l'Impero russo disgregato, io sono ancora lì che ho voglia di suonare, e delle tre questa era la cosa più impensabile. Il luogo è sempre Bologna; perchè Angela è di Bologna, ovviamente, anzi, lei è Bologna al 100%. La parte che ci piace di Bologna, quella che non si è messa le scarpe comode e la sera di Capodanno non va ad applaudire quelli di X Factor in Piazza Maggiore. Bologna dunque; anzi, Teatri di Vita, altro nome non casuale. Come da ogni cosa viva nascono altre cose vive, così la canzone appena composta per il film di Adriatico e Corbelli (“9 ore”, la canzone; “+ o – il sesso confuso”, il film) non ho neanche finito di scriverla che già pensiamo che dovrebbe essere proprio Angela a cantarla. Così ci riconosciamo ancora, in casualità pura, ci troviamo a lavorare e senza tante premeditazioni e indagini di mercato sono già chiare 2 cose:

     1 - non finisce lì, con quella canzone

     2 - abbiamo entrambi bisogno urgente di una qualche terapia

Così ecco qua la nostra terapia: una dose di CCCP, un tot di CSI, e canzoni soliste quanto basta a due ore di concerto elettrico, che un po' tira verso la paranoia veloce, un po' verso l'atmosfera di languore. Punk d'autore, insomma. Chitarre e chitarre, una gran voce di donna, calda e nervosa, che per fortuna non si sa trattenere. Nessuna retromarcia. Nessuna nostalgia: sentimento che si deve riservare solo a ciò che non sarà mai. Soltanto una cura; una buona cura, sopra e sotto il palco. Giusto per ricordare e ricordarsi che vivere si può, anzi si deve, nonostante le asperità del periodo e il cedere facile alla malinconia che ne consegue.

Proprio domani comincia il tour, partendo dalla terra che ha causato la nascita di quelle paranoie e quei languori, trasformati in canzoni. Canzoni che quando le canti e suoni mi sembrano ancora forti e leggere, e non hanno finito di significare. E che intanto – questo non lo potevamo davvero prevedere - da quel 1984 lontanissimo sono diventate patrimonio nazionale per la parte sana della Nazione.

Buona terapia a tutti. Sarà bello ritrovarsi.