LA MACCHIA MONGOLICA Piergiorgio Casotti, 2020

I cammelli di Bactriana - La macchia mongolica - Ome Ewe - Altopiano ruota - Mongolia interna - Shu - Huu - Djinn - Casco in volo - Heavy desert

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Regia: Piergiorgio Casotti - Musiche originali: Massimo Zamboni

Massimo Zamboni - Caterina Russia Zamboni - Daniela Algeri

Un primo viaggio in Mongolia nel 1996 fornirà l’ispirazione per uno dei dischi simbolo dei CSI, Tabula rasa elettrificata. Ed è ancora in Mongolia che si manifesterà per la prima volta in Massimo Zamboni e sua moglie il desiderio di avere un figlio. Caterina nascerà due anni dopo, con una macchia inequivocabile, un piccolo livido destinato a scomparire nel tempo: la macchia mongolica. Quel segno detterà la partecipazione a due mondi spirituali e fisici, l’Emilia dei padri e la Mongolia della proiezione. A vent’anni da quel primo viaggio, Massimo e Caterina torneranno in quella terra che li lega profondamente: un nuovo viaggio – prima tutti insieme, poi Caterina da sola – diventa scoperta ulteriore, indagine sull’Altrove che abita in noi, un’esplorazione necessaria tra le stanze della memoria più intima.

Due monaci giovani salgono sulla piattaforma di legno
di fronte alla vallata. Hanno una grande conchiglia bianca
in mano, la accostano alle labbra; suonano. Un lamento
binota, un fischio, un ululato leggero. Tutto sembra immobilizzarsi
in sospensione, uomini e animali drizzano
le orecchie, sul nostro piccolo gruppo di italiani cala un
incantesimo che dura fino al declinare del suono. La vista
percepisce l’assestarsi di ogni dettaglio in una disciplina
le cui istruzioni, ancora una volta, sono state pronunciate
senza essere dette. Gradino di un ordine inaspettato, sperimentiamo
di essere noi, l’Altrove.

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Gradino di un ordine inaspettato, sperimentiamo di essere noi, l'Altrove