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100 ANNI
Davide Ferrario
Rossofuoco / RAI Cinema - documentario durata 85'
Di lunedi - Trst - Zzu ga - Cranja - Ad ora incerta - L'ovvio diritto al nucleare di una vergine iraniana - Scarto storico - Persona non grata ![]() regia Davide Ferrario soggetto Giorgio Mastrorocco sceneggiatura Davide Ferrario montaggio Cristina Sardo fotografia Andrea Zambelli suono e mix Vito Martinelli montaggio suono Francesco Morosini musica Fabio Barovero produttore esecutivo Ladis Zanini prodotto da Davide Ferrario una produzione Rossofuoco con il supporto di Friuli Venezia Giulia Film Commission collaborazione di Lab 80 film e con la collaborazione di Casa della Memoria di Brescia
Mario Brunello Prologo 1917 1922 1974 Oggi
L'idea di Cento anni è venuta a Giorgio Mastrorocco, con cui in questi anni ho realizzato una trilogia sulla storia italiana le cui due prime parti sono Piazza Garibaldi (2011) e La zuppa del demonio (2014). Film che per mancanza di termini migliori definiremo “documentari”, ma che certamente hanno poco del documentario tradizionale. Tre anni fa, pensando all’anniversario di Caporetto, Giorgio mi ha detto: ma perché noi italiani abbiamo sempre bisogno di una catastrofe per mettere in moto le energie migliori della nazione? È vero: perché per vincere la Grande Guerra abbiamo dovuto subire una vergognosa disfatta? Perché, prima di riscattarci con la Resistenza, abbiamo inventato il fascismo? Lo schema caduta-risurrezione è in effetti una costante del nostro Novecento, in tutti i campi: militare, civile, economico, perfino sportivo. Cento anni, il cui progetto è stato subito sposato da Rai Cinema, è la ricognizione cinematografica su un secolo di disastri e di riscatti, dal 1917 fino all’ultima Caporetto, attualmente in corso: quella demografica, narrata osservando lo spopolamento delle zone interne del Sud. Confesso che mi ero accostato alle riprese con un pensiero inconsapevole: il gusto di narrare la decadenza, la sconfitta, il male del Paese. Mostrarlo e compiacersene è una tentazione classica dell’intellettuale, forse del carattere italiano tout court. Ma lavorando sul campo la prospettiva si è ribaltata. Il nostro popolo ha un'incredibile capacità di resistenza, un suo modo peculiare di elaborare il disastro, una resilienza biologica e culturale che alla fine prende il sopravvento. Il film prova a raccontarla senza la retorica dell'happy end, perché le sconfitte implicano comunque un prezzo da pagare: il fascismo abbattuto, per esempio, non è scomparso dalla storia. D'altra parte, come racconta Prezzolini, quando si diffuse la notizia della resa degli austriaci, dalle trincee non si levò il grido di "Vittoria!", bensì di "Pace!". Il popolo sa essere saggio a modo suo. E come dice un vecchio in un bar del Sud alla fine del film: "Il futuro non accade mai come te lo immagini". Il che – contro ogni evidenza – ci lascia una speranza per quello che aspetta le giovani generazioni. Davide Ferrario ![]() www.lab80.it Materiali stampa www.lab80.it/pressarea UFFICIO STAMPA LAB 80 FILM Sara Agostinelli +39 329.0849615 +39 035.5781021 +39 035.342239 Note di regia Cent’anni fa, Caporetto. Nasce il paradigma tutto italiano della catastrofe che porta al riscatto. Quante ne abbiamo viste, da allora, in tutti i campi: militare, civile, economico, sportivo, politico... Come popolo, abbiamo bisogno della sconfitta: “La tragedia necessaria” titola Mario Isnenghi un suo libro di studi storici. Ecco allora quattro Caporetto della nostra storia: quella originale; il fascismo e la guerra civile che ne consegue; la strage di Piazza della Loggia; e la Caporetto contemporanea - quella demografica. Ciascuna narrata con uno stile radicalmente diverso, perché il “documentario" non può essere solo il suo contenuto, ma deve essere anche una riflessione sul cinema e sui modi della messa in scena. Dopo Piazza Garibaldi e La zuppa del demonio, l’ultima puntata della mia trilogia sulla storia italiana.DAvide ferrario |