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1893. L'INCHIESTA
Nella Condorelli
Documentario - Factory Film 2014 - 68'
A dorso di mulo - Alal luna - Volo di falco - Fascio di luna - Ultima alba - Due in una bara - Come cani - Canti alle torce - Persecuzione sorda - Sopercheria ![]() Soggetto e regia NELLA CONDORELLI Consulenza storia movimento contadino siciliano GIUSEPPE ODDO Aiuto Operatore ROSOLINO PRINZIVALLI Assistente regia MATTEO RAIMOINDI Runner GIOVANNI SEVERINO e inoltre: Insegnanti, studenti e studentesse III Media Istituto G. Oddo Caltavuturo – Direzione didattica, Insegnanti, scolari II classe Scuola Elementare De Cosmi Casteltermini – Insegnante e Coro dei Bambini di Bagheria – Le giovani e i giovani di Piana degli Albanesi – gli ultimi Mulattieri di Sicilia - gli ultimi Zolfatari di Sicilia – i Pastori di Portella della Ginestra – Biblioteche locali, la LIPU, associazioni culturali, il Corpo Forestale di Palermo/Ficuzza, gli Gnurì di Palermo, i Cavallari di Baucina, Palazzo Adriano, Canicattì, Bronte, e tutti e tutte coloro che nei Paesi e sulla strada hanno affettuosamente partecipato e collaborato alla realizzazione del documentario. Archivio Fotografico: ARCHIVIO DI STATO DI ROVIGO – BIBLIOTECA ALESSANDRINA, Roma - BIBLIOTECA CENTRALE REGIONE SICILIANA, Palermo – GETTY IMAGES, Londra. L’Autrice ringrazia inoltre Nicolò Sangiorgio per la preziosa, storica testimonianza orale della strage di Lercara Friddi del 25 dicembre 1893, e Mario Andriotto, Rovigo, NicolaGrana, Palazzo Adriano, Dino Paternostro, Corleone, Francesco Petrotta, Piana degli Albanesi, Illuminata Profeta, Palazzo Adriano, Salvatore Pulizzotto, Marineo, per i materiali e l’archivio messi generosamente a disposizione del lavoro. 29 agosto 2014
L'inchiesta 1893 è premio speciale C.I.A. Agricoltura 2015 Un viaggio cinematografico in una pagina rimossa della storia italiana: Con la collaborazione con Mibact, MISE Regione Siciliana Assessorato Turismo Sport Spettacolo Sensi Contemporanei Sicilia Film Commission e Archivio di Stato di Rovigo - Riporta alla luce l’inchiesta condotta in Sicilia nel 1893 da un giornalista veneto,Adolfo Rossi, che nell’ottobre di quell’anno – unico tra tutti i colleghi del Paese – decise di percorrere l’Isola, girando quasi sempre a dorso di mulo, per descrivere l’agitazione promossa daiFasci Siciliani dei Lavoratori, un movimento popolare organizzato “composto da contadini, braccianti, operai delle miniere, mai visto prima in Italia.”. Basato sulle sue corrispondenze, il progetto racconta contemporaneamente una grande pagina di Storia dimenticata – le rivendicazioni popolari siciliane per la giustizia sociale che, tra il 1891 ed il 1894, scossero l’opinione pubblica italiana ed europea – ed una grande inchiesta giornalistica ed il suo autore, anch’essi ingiustamente dimenticati. Recuperata solo nel 1956 da Marcello Cimino per le edizioni La Zisa, citata anche ne La corda pazzadi Leonardo Sciascia,l’inchiesta di Rossi è considerata dalla storiografia internazionale un fondamentale contributo alla ricerca storica sui movimenti sociali di fine Ottocento, ed il movimento dei Fasci Siciliani dei Lavoratori il secondo dell’800 europeo, dopo alla Comune di Parigi, per importanza e numero di partecipanti. ADOLFO ROSSI Celebrato dai suoi contemporanei come il miglior “redattore viaggiante” dell’epoca per il linguaggio innovativo basato sulla descrizione dei fatti, Rossi è stato anche il primo giornalista italiano ad utilizzare il telegrafo per inviare alla redazione articoli lunghi in tempo reale, aprendo la strada alla possibilità di approfondire le notizie da luoghi lontani. La sua inchiesta nella “remota regione di Sicilia” apparve nei giorni dello stesso viaggio sul quotidiano romano La Tribuna, provocando furiose reazioni in Parlamento, nei circoli borghesi, tra i latifondisti e i capitalisti siciliani e no, e pure a Corte, ma ne moltiplicò le vendite facendo balzare il giornale al primo posto tra i quotidiani nazionali. Cosa non meno significativa, provocò anche una feroce polemica a distanza con il quotidiano milanese Il Corriere della Sera che, ignorando i risultati dell’inchiesta di Rossi, per tutto il 1893 continuerà ambiguamente a definire “un mistero” la lotta dei laceri e affamati contadini siciliani.
![]() Un affresco corale nel contesto del passaggio da un’epoca all’altra: la fine dell’Ottocento e l’avvento della società capitalista, la questione sociale e le lotte contro lo sfruttamento del lavoro, le speranze di riscatto dei laceri contadini siciliani dalla schiavitù del feudo, e insieme la prima grande crisi economica europea, la miseria, la disoccupazione, gli scandali e la turbolenta vita politica e parlamentare del Regno d’Italia. Siamo nell’ottobre del 1893. I giornali del continente cominciano a pubblicare dispacci di polizia sull’agitazione promossa nei latifondi siciliani dal movimento dei Fasci dei Lavoratori, che il Governo considera “un affare di ordine pubblico”. A Caltavuturo, il 20 gennaio, le truppe regie hanno sparato su un corteo di contadini che occupava le terre demaniali, facendo 11 vittime. Adolfo Rossi, redattore viaggiante per il quotidiano romano La Tribuna, decide di intraprendere un viaggio “controcorrente” nell’Isola, per descrivere in diretta “cosa sta succedendo veramente in quella nostra sconosciuta provincia.”. Girando perlopiù a dorso di mulo “sino ai più remoti paeselli di terra e di montagna”, Rossi va incontro ai Fasci, visita le sedi, raccoglie le voci di contadini, zolfatari, jurnatari, capi e semplici soci del movimento, chiede e ottiene riposte, incalza anche proprietari e preti, prefetti e ufficiali… A sorprenderlo e affascinarlo sono soprattutto le donne, il cuore del movimento. Le descrive in prima fila nelle dimostrazioni, sprezzanti delle baionette e della morte, “libere di uscire di casa, sole, anche di sera, parlano in pubblico come vere oratrici”, chiedono terra, pane e lavoro per sé e per i figli. “Non immaginavo di trovare rozze contadine esprimersi con tale proprietà”, sottolinea in una corrispondenza del 16 ottobre 1893 da Piana degli Albanesi. Il documentario di Nella Condorelli, con le musiche originali di Massimo Zamboni, ripercorre il viaggio di Rossi “a dorso di mulo” negli straordinari scenari naturali del centro dell’isola, con Federico Price Bruno e il suo mulo Giovanni, per la fotografia di Vincenzo Condorelli (AIC), mentre le tavole animate di Nico Bonomolo reinterpretano ambienti e incontri descritti dal giornalista.
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