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BIGLIETTI DA CAMERE SEPARATE
Uno sguardo di A. Adriatico su P. Tondelli
Andrea Adriatico
Teatri di Vita, 2011
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Con: Maurizio Patella in Camera 1, Mariano Arenella in Camera 2
Con: Maurizio Patella in Camera 1, Mariano Arenella in Camera 2
Camere separate, il romanzo di Tondelli pubblicato da Bompiani nel 1989, ha molti riferimenti autobiografici. È strutturato in tre movimenti che corrispondono ad altrettanti momenti nella vita di uno scrittore poco più che trentenne: Leo, omosessuale dichiarato, alle prese con l'enorme dolore della perdita del compagno Thomas, giovane musicista tedesco. I due, conosciutisi a Parigi, vivono la loro relazione vagando per l'Europa, trascorrono le vacanze insieme, ma Leo è ben attento a lasciarsi sempre una via d'uscita. Il loro rapporto è descritto proprio dal titolo del romanzo: vivono in due camere, separati da duemila chilometri di distanza. Hanno così la possibilità di vedersi quando desiderano, ma anche di ritirarsi nella propria solitudine quando ne hanno la necessità. Thomas, però, vorrebbe vivere sempre con Leo, e di fronte al suo rifiuto inizia una relazione con una ragazza, che, per sua ammissione, "lo ama come Leo lo ama, ma oltre a ciò vuole anche restargli accanto". Questo strano rapporto a tre, che all'inizio scatena vere e proprie crisi di gelosia in Leo, viene chiuso ben presto dalla malattia incurabile di Thomas, che, poco più che venticinquenne, muore in un ospedale di Monaco dopo aver preso congedo, mestamente e quasi sottovoce, da Leo. Nel tentativo di venire a capo del proprio immenso dolore Leo ritorna al suo paese d'origine, dove trascorre le festività pasquali e assiste alle celebrazioni del Venerdì Santo. Leo ormai si sente un vedovo, a cui l'amore sarà per sempre negato e, durante un viaggio negli Stati Uniti, per la prima volta si scopre nel ruolo di quello che è disposto a pagare per poter godere delle gioie del sesso. Questo fatto lo spaventa e lo rende consapevole del mutamento che è avvenuto in lui ![]() All'amore, separato
Ho conosciuto Pier Vittorio Tondelli negli anni amari, in quel finire di secolo che ha sterminato le menti che ho amato di più nella mia prima giovinezza.
Sì, gli anni '80 sono questo per me: anni amari.
L'Aids si è portato via i sogni della gente di quel tempo, e non li ha più restituiti. Anzi... ha regalato in cambio un sonno perenne, definitivo, ad un'intera generazione.
Gli anni amari di Pier Vittorio Tondelli sono finiti così, nel 1991, vent'anni fa, al debutto di un Natale, in un letto d'ospedale.
Non ha parlato mai della sua malattia pubblicamente. Non ha parlato mai del suo morire. Almeno in apparenza.
L'ha però trasposta in un racconto carico di umanità legato alla morte altrui, usata come specchio per l'anima.
Ha però parlato di omosessualità, di silenzio, di vita, di misteri delle emozioni, quasi suo malgrado. Ha percorso il suo tempo spaventato dall'essere considerato troppo giovanilista, troppo frocio per froci, troppo marchio per esordienti, troppo etichetta, secondo la moda che gli anni amari hanno trasmesso alla storia. In quegli anni non l'ho amato.
Oggi è forse uno dei pochi autori di cui credo di aver letto quasi ogni riga. A cui ho dedicato una delle due sale del teatro che dirigo. Convinto come sono che non sia, come ingiustamente molti pensano, solo un autore del suo tempo, miseramente relegato nel turbine di weekend postmoderni.
Per questo provo a restituire Camere separate in brevi biglietti, vent'anni dopo, sentendone proprio ora tutta la straordinaria potenza e attualità.
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